La scienza è un peculiare sistema di persuasione.
[B. Latour]
Nessuno dei medici oggi viventi è mai stato educato ad una
riflessione libera sul suo operato.
Negli ultimi cinquant'anni, una significativa riflessione
di fondo sulla Medicina non si è mai diffusa fra gli addetti
ai lavori, cioè tra i medici.
Una riflessione in merito l'hanno fatta i filosofi, e i medici
l'hanno subita o, più frequentemente, del tutto ignorata.
Infatti, dalla filosofia della scienza, dall'epistemologia,
non è venuta fuori alcuna materia d'insegnamento universitaria,
nè alcun programma professionale di società scientifica. E'
invece venuto fuori uno sfondo concettuale superimposto.
Vi è, infatti, un grande sfondo concettuale dell'agire medico,
un cielo sulla testa, che i più non percepiscono neanche o
considerano un fatto naturale. Un'ideologia silenziosa che
si appalesa soltanto quando qualche temerario osa pensare
qualcosa di diverso da quello che ci si aspetta che tutti
pensino.
In questo caso, e solo in questo caso, emerge il fatto che
quell'essere pensante è, appunto, un temerario ed il suo è
un pensiero deviante.
Alcuni di pensieri devianti hanno dato luogo, in questo secolo,
ad esempio, alle psicoterapie, alla psichiatria umanistica,
alla chiusura dei manicomi, ai diritti dei malati. Nessuna
di queste cose, tuttavia, è stata in grado di cambiare lo
sfondo concettuale della Medicina moderna.
Il caso più interessante è quello delle cosiddette Medicine
Non Convenzionali, che sono ferite aperte nel corpo ideologico
della concezione unica della scienza e della Medicina. Infatti,
fa tuttora meno scalpore che, ad esempio, uno psichiatra inventi
per i suoi malati un cerchio sciamanico, piuttosto che un
oncologo curi in un servizio pubblico con l'Omeopatia.
CHE COS'È UN'IDEOLOGIA SCIENTIFICA
L'Epistemologia cominciò ad essere costruita agli inizi del
‘900 quando dalla Scienza e dalla Medicina moderna fu espunta
ogni riflessione concettuale di fondo ed ogni discorso che
non fosse soltanto tecnico.
Nacque così, nell'ultimo secolo, questa epistemologia "canonica",
che giungeva ai medici (che, peraltro, nulla son tenuti a
sapere di filosofia) come un cibo pronto, un pacchetto preconfezionato
di riflessioni per quelli che avrebbero voluto sviluppare
una riflessione.
Una trappola ideologica in realtà, ma lo si capì soltanto
negli ultimi decenni. Ancora adesso, la maggioranza dei medici
e dei pazienti non lo sa.
Per tutto questo secolo, abbiamo dovuto subirla tutti (medici
e non) l'epistemologia neopositivista, come "pensiero scientifico
vincente" della nostra epoca, che trova nella Biomedicina
una sua conferma di validità come, reciprocamente, la Biomedicina
è giustificata perfettamente dal neopositivismo.
Ancora adesso, il pensiero positivistico (relativizzato e
superato nella Fisica e persino nelle scienze esatte) è tuttora
indiscusso in campo medico, dove raggiunge il trionfo: una
sola concezione della scienza, una sola concezione della Medicina.
Questo è quanto viene tuttora insegnato assiomaticamente,
in implicito, in tutte le università di Medicina e di Biologia
e sostenuto dalle Istituzioni che tutelano le scelte statali
in tema di scienza e di salute.
E questo è quanto sostenuto, in esplicito, quando si vuole
difendere questo monopolio ideologico dall'"attacco" di altre
scienze ed altre Medicine, che hanno fondamentalmente il torto
di continuare ancora ad esistere.
Negli ultimi decenni, dicevo, la cultura moderna ormai ha
svelato, da un punto di vista teorico, le pecche di questa
"ideologia della scienza".
Malgrado le migliori considerazioni epistemologiche (Popper,
Khun, Lakatos, Feyerabend), nell'ultimo secolo la Medicina
è rimasta culturalmente arretrata ed isolata rispetto ogni
riflessione sul suo significato come scienza moderna.
Il motivo teorico, fondamentalmente, è stata la "demarcazione
fra scienze e pseudo-scienze" che l'Epistemologia degli ultimi
decenni aveva imposto come un dogma a tutte le altre scienze.
E' soltanto di recente che la Sociologia della Scienza ha
superato questo dogma.
Attualmente, la Sociologia della Scienza, a metà tra Antropologia
ed Epistemologia, ci fornisce una visione della Scienza e
della Medicina contemporanee più realistica di quella a cui
si perviene per la sola via di speculazione filosofica.
Nella visione sociologica, l'attuale mito della scienza appare
come un re nudo, una costruzione culturale, una credenza funzionale
al controllo delle menti ed alla vendita di merci.
Di seguito delle citazioni da Bruno Latour
("La scienza in azione", 1987, Edizioni Comunità 1998).
La letteratura scientifica presenta un tipo di "oggettività"
acontestuale, addomesticata.
Le associazioni utilizzate dallo scienziato per indurre ad
accettare una tesi come un fatto sono: retorica, argomento
d'autorità, citazione dei testi precedenti, citazione di quelli
successivi; stratificazione, tattiche di posizionamento delle
argomentazioni.
La letteratura scientifica e per estensione, l'attività dello
scienziato, produce enunciati, fatti (in realtà, "fatti costruiti",
scatole nere).
Gli enunciati, sono solo prodotti, costruiti.
Per accettare i "fatti costruiti" come se fossero "fatti",
cioè fatti veri, fatti naturali, si utilizza l'argomento di
autorità, le citazioni, si fa riferimento ad un paradigma
come certezza solida. Si cerca in tal modo il fondamento e
la costruzione di fatti solidi. Un paradigma non è una certezza
solida, è un paradigma.
Vi sono costruttori di fatti (duri e morbidi), e tali fatti
non sono per forza i migliori che abbiamo ma sono le uniche
soluzioni che forniamo perchè altri credano a qualcosa… I
fatti duri sono l'eccezione.
Possono alcune migliaia di scienziati ed industriali al mondo
far sì che centinaia di milioni di altre persone credano ed
accettino i cosiddetti fatti duri della tecno-scienza?
Si, se è prevalente la diffusione: ai miliardi di persone
non resterebbe che acquisire le tesi in forma di scatole nere,
oppure rimanere nella loro "ignoranza."
Questa tecno-scienza è per metà una cosa americana.
Per 2/3 si occupa dello sviluppo delle applicazioni in atto,
per una percentuale molto minore di cercare altre applicazioni
di ciò che conosce, e soltanto per 1/10 si occupa di allargare
la ricerca (ed anche in questa "ricerca di base" l'obbiettivo
è cercare il proprio interesse).
Si tratta di inventare la scienza e renderla indispensabile,
allo specialista come al contro-specialista, si tratta di
gestire denaro.
Per sostenere questa scienza, 700 milioni di persone al mondo
versano il 2,5% del loro pil nazionale, 250 milioni la sostengono
indirettamente.
In tutto il mondo, 3,3 milioni di persone conoscono un fatto
scientifico, una scatola nera (soltanto 3,3 milioni contro
5 miliardi di persone), soltanto 900.000 persone lavorano
nel settore della scienza e della ricerca e, di questi, soltanto
50.000 sono scienziati.
Gli alleati e le risorse interne alla rete della tecnoscienza
sono la parte sommersa dell'iceberg, la cui punta è rappresentata
dagli scienziati: le professioni della sanità (come, in altri
campi, quelle militari) sono gruppi che sanno come coinvolgere
tutti su alcuni problemi, come tenerli allineati e renderli
disciplinati e fedeli; sono gruppi per i quali il denaro non
è un problema.
Gli scienziati innalzano barriere tra loro e noi, tra credenze
(dei non scienziati) e conoscenze (degli scienziati), tra
menti irrazionali e menti razionali. Si tratta invece di una
questione sociologica: i possessori di una conoscenza estendono
reti di significato che arruolino e controllino.
La scienza è un peculiare sistema di persuasione.
La scienza utilizza un suo stile logico per invertire il
ragionamento comune, abbisogna pertanto di molti alleati,
e di nuovi alleati creati dagli scienziati.
Il suo compito è sostituire una visione del mondo costruita
a quella naturale negli occhi di chi guarda.
Occorrono strumenti, laboratori. Discutere ha un costo, interamente
stabilito dagli autori, e che è inversamente proporzionale
al numero di persone che lo tengono vivo (bisognerebbe pertanto
guardare con molta attenzione le scienze minoritarie che sopravvivono
con poco).
Gli scienziati sono i portavoci delle iscrizioni dei fatti
della scienza. Essi sono autorizzati a fare il loro lavoro
così come lo fanno. Si può sempre sottoporli a prove di forza
se trovano qualcosa di diverso da quello che dovrebbero limitarsi
a trovare.
Un dato non è univoco, può voler dire altrettanto bene altre
cose che quelle in cui è incastonato.
Si può prendere in prestito qualsiasi scatola nera per servirsene
altrove. Il dato, in sè, è soltanto in quanto leggibile nel
laboratorio in cui è costruito.
La scienza è una retorica debole che diventa sempre più forte
Tutti seguiranno questa scienza che viene loro proposta se
la loro via è ostruita, se il nuovo percorso è segnato, se
una via migliore è impossibile da valutare.
Si dovranno reclutare nuove persone non ostruite, sarà impossibile
distinguere arruolante ed arruolato, e la scienza sarà l'unica
forza trainante.
Produrre fatti credibili ed artefatti è un attività costosa,
che avviene in luoghi rari che estendono le loro reti, che
i costruttori presumono linee razionali deviate da forze irrazionali
esterne, in una "spiegazione" asimmetrica, accusatrice, senza
storia, acontestuale, senza oltre, dove il diverso è illogico
poichè si tace il suo implicito.
Invece tutti siamo e viviamo in un mondo abbastanza logico,
dove qualcuno impianta i tribunali della ragione, che tracciano
per loro e per noi la mappa delle associazioni che costituiscono
la rispettiva socio-logica e condannano le menti selvagge
con schemi-verdetti come assurdo-accurato, logico-illogico.
In realtà, le maglie delle reti scientifiche sono attraversate.
Ogni teoria tiene insieme elementi, non è un oggetto astratto
da culto. Eppure molti credono che lo sia e credono nella
sua applicazione come fosse davvero universale, come se gli
scienziati guidassero il mondo, come se la tecnoscienza fosse
universale e si diffondesse senza costo.