IL "PROBLEMA DELLE MEDICINE NON CONVENZIONALI",
ovvero
SISTEMI SANITARI, MEDICINA UFFICIALE E MEDICINE NON CONVENZIONALI.
Nei paesi più industrializzati, vige attualmente una convenzione
di protezionismo nei confronti della Biomedicina, la quale
ha il monopolio dell'insegnamento universitario (ed in generale
di quello ufficializzato dallo Stato), dell'utilizzo delle
risorse pubbliche nella ricerca scientifica e nella fruizione
facilitata ai cittadini.
Si tratta di una convenzione politica che ha la sua estensione
anche in ambito scientifico e sociale.
Tale situazione di "esclusivismo", nei Paesi in cui vige,
pur non potendo annullare ogni altra forma di Medicina diversa
da quella Biomedica, ne limita drasticamente la portata.
Diversamente avviene in altre Nazioni del mondo che abbiano
l'interesse a mantenere e sviluppare alternative sostenibili
alla assistenza sanitaria di stampo industriale.
Si utilizza il termine "Medicine Non Convenzionali" per designare
le Medicine escluse o comunque non rientranti a pieno titolo
nella convenzione politica e scientifica stabilita.
Quando si solleva pertanto "il problema delle Medicine Non
Convenzionali", bisogna considerare, innanzitutto:
a) che tale problema sussiste appunto poichè si è stabilita
una convenzione di ufficialità ristretta ad una forma di Medicina
(da cui, la "non convenzionalità" di tutte le altre);
b) che tale problema risulta definito dal punto di vista di
un sistema statale monopolistico e nei termini (da lui assunti
come ufficiali) della Medicina dominante;
c) che la Medicina convenzionale (e quindi il punto di vista
da cui affrontare il problema), negli stati più industrializzati,
è la Biomedicina, la cui scienza di riferimento (con i suoi
metodi di indagine e valutazione) viene ad essere considerata
il metro di giudizio di tutte le altre (a prescindere dalla
effettiva comprensione dei dati di tali "altre" Medicine e
dalla adeguatezza dei modi di indagine e valutazione adoperati
).
La giustificazione politica per questo stato di cose è formalmente
di tipo etico: "lo Stato sviluppa e garantisce la Medicina
migliore per la salute dei cittadini". I criteri per la formulazione
del giudizio di valore su cosa debba intendersi come "migliore
Medicina" sono costituiti da parametri di tipo "scientifico",
elevati, in questo caso, a criteri di ordine etico e, in pratica,
delegati dallo Stato allo stesso apparato industriale-scientifico
che promuove la Biomedicina.
In questa prospettiva, vengono etichettate come "non convenzionali"
le Medicine che curano la maggior parte delle persone del
mondo, soprattutto in Africa, Asia e America Latina.
Risultano pertanto "non convenzionali" sia Medicine "tradizionali"
di particolari aree locali dei continenti, come pure sistemi
medici di portata planetaria, di solido impianto concettuale
ed imponente corroborazione empirica (e che costituiscono
la maggior parte del corpus di conoscenze mediche dell'umanità
attuale): Fitoterapie tradizionali, Medicina Cinese, Medicina
Ayurvedica, Medicina Omeopatica, per citare solo le più rilevanti.
Pertanto, "il problema delle medicine non convenzionali"
(per chi lo solleva e per chi lo subisce) si inserisce direttamente
in quello che probabilmente è il maggiore problema bioetico
attuale, cioè la dipendenza della medicina corrente dall'apparato
industriale-scientifico dei Paesi più industrializzati.
Diverse le prospettive di approccio al problema: politica,
scientifica, sociale, etica.
Da un punto di vista politico, gli ordinamenti sanitari operanti
nelle diverse nazioni del mondo possono distinguersi secondo
il seguente gradiente: esclusivi > tolleranti > integrati
> liberi. Difettando studi a livello mondiale sull'effettività
comparativa fra i diversi tipi di ordinamento sanitario sopra
considerati, la scelta della convenzione vigente in ogni singolo
Stato appare in primo luogo condizionata dagli interessi economici
dello Stato stesso.
L'O.M.S. ha da tempo sottolineato il pericolo di regresso
sanitario sociale insito nella rinuncia alla promozione delle
Medicine Tradizionali, specie in quei Paesi ove esse provvedono
consistentemente al mantenimento della salute pubblica. Questo
pericolo è massimo in Africa ed in Asia, ove la pressione
della medicina industriale-scientifica sta determinando il
progressivo smantellamento delle forme tradizionali di assistenza
sanitaria a favore di una medicina più costosa, senza effettivo
miglioramento per la popolazione. I Paesi più grandi come
la Cina e l'India, riescono a mantenere uno standard sanitario
adeguato soltanto sfruttando al meglio le loro Medicine Tradizionali.
Lo stesso avviene nelle Nazioni dell'America del Sud, in forma
tanto maggiore quanto più consistente sia il deficit economico
statale (come, ad esempio, a Cuba nell'attuale situazione
di embargo farmaceutico).
Da un punto di vista scientifico, innanzitutto, il termine
"Medicine" dovrebbe essere riservato alle sistematizzazioni
mediche corroborate da un uso esteso e continuato in vaste
regioni, aventi proprie teorizzazioni e metodologie fondate
su una consistente letteratura specifica, trasmissibili pubblicamente
ed in grado di affrontare adeguatamente la realtà sanitaria
attuale ove vengano applicate. Le principali di esse, in scala
planetaria, sono: la Medicina Tradizionale Cinese, la Medicina
Omeopatica, la Medicina Ayurvedica. Ampliando la definizione,
se ne potrebbero tuttavia comprendere, a differente titolo,
svariate decine (Medicina Tibetana, Medicina Antroposofica,
Medicina Giapponese, etc.), o addirittura includere fra esse
diverse Tecniche o Pratiche a vario livello di sistematizzazione
(Fitoterapie tradizionali, osteopatia, chiropratica, etc.).
Medicine differenti hanno proprie e differenti scienze di
riferimento (teorie, finalità, procedure, strumenti, etc.)
le quali, per definizione, non sono tra loro confrontabili
sulla base di parametri. univoci. Questo problema della inconfrontabilità
teorica ("incomensurabilità scientifica") non toglie, tuttavia,
che Medicine differenti siano variamente impiegate in modo
integrato nella pratica clinica.
Risulta difficoltoso valutare bene la adeguatezza pratica
a curare di una Medicina ("effettività clinica"), poichè essa
può risultare assai diversa dalla sua valutazione teorica
condotta secondo i parametri della corrente ricerca biomedica
("efficacia scientifica").
Da un punto di vista sociale, gli stati democratici sanciscono,
oltre il diritto alla libertà della scienza, anche i diritti
alla libertà di pratica medica (pur riservando tale diritto,
ad esempio in Italia, soltanto ai medici abilitati dallo Stato),
e di libertà di scelta terapeutica da parte dei cittadini.
Gli Stati dovrebbero garantire tali diritti nella vita sociale,
regolandoli eventualmente attraverso leggi e ordinamenti specifici,
così come in realtà avviene nei modi che abbiamo considerato.
La disponibilità di Medicine differenti, amplia le possibilità
di intervento sanitario, aprendo tuttavia problemi inerenti
alla loro integrazione.
Supponiamo che uno stesso malato sia visitato nello stesso
momento da operatori competenti in Biomedicina, in Medicina
Tradizionale Cinese ed in Omeopatia (per citare soltanto tre
delle Medicine più diffuse). Esso riceverà tre diagnosi distinte
e di tipo differente, alle quali corrispondono tre differenti
prognosi e tre possibilità differenti di terapia. Se l'operatore
è competente in tutte e tre le Medicine, egli sarà in grado
di utilizzarle al meglio nel singolo caso (in alternativa
od in integrazione). Più frequentemente, l'operatore è competente
in una o due soltanto delle Medicine disponibili, e la possibilità
di una corretta alternativa od integrazione sarà fortemente
condizionata dalle informazioni e dalle regole sanitarie vigenti
nel contesto sociale in cui pazienti e terapisti agiscono.
La richiesta di salute dei cittadini è attualmente la forza
sociale maggiormente determinante nel mantenimento e nella
crescita di forme di Medicina differenti da quelle convenzionali.
E la "globalizzazione" in atto, facilitando il libero passaggio
delle comunicazioni ed, altresì, dei terapisti e dei pazienti,
fa prevedere un graduale sviluppo verso una maggiore integrazione
sanitaria di forme diverse di Medicina, che tende ad opporsi
alle politiche monopolistiche.
L'Unione Europea prevede di armonizzare, nel corso dei prossimi
anni, le legislazioni degli Stati membri nella direzione di
una maggiore integrazione delle Medicine Non Convenzionali.
Da un punto di vista etico, tutte scienze mediche, pur essendo
finalizzate a compiti pratici di sanità, tendono ad influenzare
gli aspetti culturali e filosofici della loro epoca, poichè
testimoniano concretamente le concezioni dell'uomo e del mondo
di cui esse sono portatrici. In tal senso, la scienza medica
attuale è massimamente portatrice delle istanze di una concezione
positivistica e materialistica della vita che, insieme a nuove
possibilità d'intervento, ponga sempre nuovi conflitti in
campo etico. La maggioranza delle altre Medicine, testimonia
concezioni scientifiche con maggiori "tratti umanistici" e
l'aspetto etico appare più inclusivo. Pertanto, aldilà di
un'acritica attrazione ideale, offrono l'arricchimento di
un pensiero operativo sviluppatosi con meno dicotomia fra
le scienze naturali e le scienze umane, che costituisce un
patrimonio concreto per la attuale riflessione etica.
SINONIMI: Medicine Alternative. Medicine Complementari.
BIBLIOGRAFIA MINIMA
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