Sulla ripresa dell'Omeopatia a Cuba..
Fonte: Hugo Carrara, 2000
" Erano in tre, non avevano niente, e non sapevano niente,
non avevano proprio idea. Avevano letto che per preparare
i rimedi bisognava dare delle forti scosse su una superficie
semirigida, e che Hahnemann aveva cominciato sbattendole su
una Bibbia con la legatura in cuoio. Allora andarono dall'arcivescovo
dell'Avana e gli chiesero una Bibbia.
Quello gli domandò: A cosa vi serve, figlioli?
E loro risposero: A farci le medicine."
"Il primo contatto con l'Omeopatia lo ebbero attraverso un
medico argentino che era andato a Cuba dopo la caduta del
muro di Berlino, per fare affari. Loro, però, capirono che
l'Omeopatia era una cosa seria che li poteva interessare moltissimo
e volevano impararla. Questo medico gli diede l'indirizzo
della società omeopatica argentina, e così vennero in tre
a Buenos Aires a fare un corso. Alloggiavano dalla parte opposta
alla città, di mattina frequentavano le lezioni e tutto il
resto del giorno studiavano, perchè si sentivano di rappresentare
Cuba, e volevano essere bravi. Ma erano dei cubani in Argentina,
non avevano una lira nemmeno per prendere l'autobus. Tutto
il giorno camminavano a piedi e studiavano. Sentirono parlare
della nostra Scuola ma gli dissero che lì c'erano persone
che non li avrebbero presi nemmeno in considerazione. Così
per il primo anno ritornarono a Cuba senza neanche venire
a vedere. Il secondo anno qualcuno gli fissò un appuntamento
con Marcelo Candegabe. "E' il figlio di quello che ha scritto
la Materia Medica che state studiando", dissero.
Quel giorno io ero a Buenos Aires e Marcelo mi dice: "Vieni
con noi stasera, ci sono tre colleghi che vengono da Cuba
per studiare l'Omeopatia". Facemmo una cena con altri colleghi
argentini, ovviamente pagammo noi, che una cena in ristorante
loro non l'avevano mai fatta. Da lì cominciammo ad aiutarli.
Dopo qualche mese, qui a Venezia, passa Rinaldo, quello che
era stato il compagno del Che nel suo viaggio. Saputo che
c'era un medico omeopata argentino viene per abbracciare un
"compagno". Mi dice: "Stanno facendo un incontro di omeopatia
a Cuba, perchè non cerchi di andarci?". Ovviamente non avevo
idea di cosa avrei trovato, ma ci andai. Mi accolsero con
grandi onori e mi misero a presiedere l'incontro. Da un punto
di vista scientifico, l'incontro era una cosa da niente, ma
era dentro il palazzo del Ministro della Sanità, c'era molta
gente ufficiale, ci tenevano molto. Restai molto impressionato.
Allora, qui a Venezia ci facemmo dare una sovvenzione dalla
Provincia, avevano bisogno di tutto. Riempimmo delle casse,
soprattutto Repertori e medicine, e gliele mandammo. Poi lavorammo
insieme agli argentini e facemmo un intensivo di un anno.
Insegnammo l'omeopatia ai primi gruppi di medici, in modo
che loro potessero a loro volta trasmetterla agli altri. In
quell'anno andai a Cuba cinque volte, a spese mie. Intanto
il progetto per l'Omeopatia era diventato un progetto ufficiale
del Governo cubano. Al Ministro chiesi: "Secondo lei quanti
medici a Cuba dovrebbero imparare l'Omeopatia?". "Tutti",
rispose, come se fosse una cosa ovvia. Finito il corso facemmo
un congresso internazionale. Il primo congresso omeopatico
di Cuba.
Negli ultimi anni non abbiamo potuto più seguire la situazione
nello stesso modo, abbiamo lasciato il campo. E in quello
spazio si sono inseriti altri, anche cose non omeopatiche,
fiori di Bach e simili. Ma oramai ci sono diversi medici omeopati
che praticano e sono bravi. L'anno prossimo andrò sicuramente.