Essendo la Medicina Omeopatica differente dalla Biomedicina
e con essa pertanto inconfrontabile nell'ambito di un identico
paradigma, per evitare equivoci basilari, all'attuale stadio
di conoscenza scientifica condivisa, più che una descrizione
teorica, per capire "cos'è l'Omeopatia" può essere di prima
utilità una definizione delle sue parti ed una sua descrizione
procedurale.
Abbiamo attualmente bisogno, infatti, che essa divenga intanto
"leggibile" per quello che è, mentre si continua a svolgere
il dibattito culturale e scientifico sul suo significato, sul
suo valore scientifico, sull'efficacia, l'effettività, sui "meccanismi
d'azione", etc.
DEFINIZIONI
MEDICINA OMEOPATICA
Si intende per Medicina Omeopatica una Procedura Generale descritta per la prima
volta da S. Hahnemann (Organon, 1810) che, implementata e sviluppata
successivamente da numerosi Autori, è attualmente diffusamente
applicata a livello planetario.
Tale Procedura ha come fine la guarigione di singoli stati patologici
[secondo un'altra descrizione: il favorimento dell'autoguarigione
di stati patologici individuali].
Essa comprende al suo interno un certo numero di sottoprocedure,
a vario livello di definizione metodologico, per adattare la
Procedura Generale alle diverse condizioni e stati del paziente,
alle diverse condizioni dell'operatore e ed alle diverse condizioni
dell'ambiente e del setting.
Alcune di queste sottoprocedure possono essere adattate alla
guarigione di quadri sindromici o nosologie definite in Paradigmi
("malattie").
CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA MEDICINA
OMEOPATICA
1. Oggetto della Procedura è l'uomo malato, in riferimento alla sua globalità
e specificità fenomenologica. [ed anche il mantenimento dello
stato di salute e la rimozione o riduzione dei fattori scatenanti
e/o mantenenti lo stato di malattia. ]
2. La diagnosi consiste nella migliore delimitazione possibile
(più adeguata all'oggetto) di tale rilievo globale e specifico,
e dal confronto di tale quadro patologico individuale con quelli
noti nella Farmacognosia sperimentale omeopatica (vedi FARMACOGNOSIA
OMEOPATICA).
La diagnosi di quadro patologico è quindi proceduralmente definita,
anche nominalmente, in riferimento al medicinale noto che presenta
con tale quadro il più alto grado di similitudine.
[La metodologia comparativa della Medicina Omeopatica è basata
sulla valutazione di fenomeni non solo generali e generalizzabili
e a stati nosologici e sindromici noti, ma in modo speciale
su fenomeni altamente individualizzati nel singolo soggetto
ammalato, nella loro espressione e nella loro modalità.]
3. La terapia conseguente tiene conto di differenti aspetti
relazionali (setting) ed ambientali, e si giova specificatamente
della somministrazione del medicinale specifico (vedi MEDICINALE
OMEOPATICO) secondo opportune procedure di prescrizione, riprescrizione,
e valutazione di decorso globale.
MODELLI
L'uso dei modelli teorici in Omeopatia è "procedurale", cioè funzionale
al miglioramento della prevedibilità delle procedure adoperate.
Non vi è un modello teorico posto come assunzione dogmatica
e, pertanto, l'Omeopatia non è attualmente definibile come una
scienza teorica applicata (almeno nel senso neo-positivistico
corrente).
I Postulati assunti dalla Procedura Generale sono Postulati
ampiamente condivisi dalle Medicine Tradizionali: Specificità
dell'individuo, specificità del medicinale, intervento valutato
in riferimento alla globalità complessa delle funzioni e della
storia biografica.
FARMACOGNOSIA OMEOPATICA (anche "Materia
Medica Omeopatica")
E' costituita da un elenco di medicinali per ognuno dei quali è documentata a)
la tossicologia a dosi ponderali (questa parte è comune alla
Farmacologia corrente), b) la tossicologia sperimentale in individui
sani da somministrazione di preparati specificamente ottenuti
da quella sostanza (vedi MEDICINALE OMEOPATICO), c) risultati
clinici degli effetti delle prescrizioni nei malati.
Le documentazioni ai punti b) e c) sono il risultato di continui
studi osservazionali condotti negli ultimi duecento anni, con
procedure a diverso livello di definizione, e costantemente
aggiornati.
MEDICINALE OMEOPATICO
"Omeopatico" o "specifico omeopatico" è termine che può essere
predicato di un medicinale soltanto a posteriori in ragione
di un effetto terapeutico positivo ottenuto nel singolo individuo
al quale è stato prescritto.
Per semplicità si definiscono però "Medicinali Omeopatici"
anche le forme farmaceutiche con le quali si opera in Omeopatia.
Si tratta di preparazioni ottenute secondo uno standard scalare
codificato di farmacoprassi, disponibili in ognuna singolarmente
delle preparazioni scalari ottenute nella sua preparazione (c.d.
"potenze"), e delle quali preparazioni sia documentata
(almeno) una tossicologia sperimentale come delineata al punto
b).
NOTA: Alcuni dei preparati attualmente in commercio in Italia
sotto la dizione "Medicinale omeopatico" sono mescolanze
estemporanee di singole "potenze" di medicinali omeopatici,
non disponibili scalarmente, per le quali mescolanze non è documentata
la tossicologia sperimentale, e che non possono quindi essere
adoperate nell'ambito della Procedura Omeopatica. Questi preparati
(correntemente detti "complessi omeopatici") non sono
quindi "Medicinali Omeopatici" (ovviamente nulla togliendo
con ciò alla loro legittimità commerciale ed alla loro efficacia).
DELIMITAZIONE DELLA
PROCEDURA GENERALE DELL'OMEOPATIA
ovvero
"Delimitazione dell'Omeopatia come Procedura Generale in
Medicina", con evidenziazione delle sue principali sottoprocedure
(secondo la formulazione di Hahnemann ed integrazioni successive).
GENERALITA' ( Finalita', Parti, Postulati,
Modelli)
1. L'unica finalità dell'Omeopatia è quella di "rendere sani gli ammalati
cioè, come si dice, di guarirli" [cfr. Organon, §1]. [L'A.
assume esser tale anche la finalità della Medicina, pertanto
egli pone l'Omeopatia come Procedura Generale in Medicina].
2. La Procedura consiste teoricamente in tre parti: A) "conoscenza
del malato" (METODOLOGIA CLINICO-DIAGNOSTICA), B) "conoscenza
delle medicine" (METODOLOGIA FARMACOGNOSICA), C) "come
applicare più utilmente le medicine al malato" (METODOLOGIA
CLINICO-TERAPEUTICA DI PRESCRIZIONE E DI CONDUZIONE E VALUTAZIONE
DELL'INTERVENTO TERAPEUTICO) [cfr. Organon, §71].
3. I Postulati fondamentali assunti dalla Procedura possono
(in prima istanza) esser così descritti:
a) La Procedura deve riferirsi sempre alla "totalità"
dei segni/sintomi manifestati dal singolo paziente, nello spazio
(tutti i sintomi presenti) e nel tempo (in tutta la sua patobiografia),
b) La Procedura è finalizzata alla scomparsa dei sintomi ed
al ripristino autogeno (fisiologico) e permanente della salute
del singolo paziente in ogni suo aspetto.
L'oggetto ed il fine della Procedura sono quindi realtà (che
attualmente possiamo dire) descrivibili soltanto in termini
di complessità e non-linearità.
4. Dopo il 1829 ("Trattato sulle Malattie Croniche") è stato
introdotto dall'A. un modello generale di riferimento (molto
inclusivo e poco delimitato) riguardante le "malattie croniche
evolutive" (m.c.e.). Altri modelli, rintracciabili descrittivamente
a posteriori nell'opera dell'A., anche mutuati da conoscenze
condivise (compresi quelli anatomo-fisiologici e nosologici),
occupano una posizione di riferimento ancora più debole.
DESCRIZIONE SINTETICA DELLE PARTI DELLA
PROCEDURA GENERALE DELL'OMEOPATIA
A) METODOLOGIA CLINICO-DIAGNOSTICA (A TAPPE SUCCESSIVE)
1. ESAME DELL'AMMALATO
1.1 I sintomi devono essere raccolti dall'ammalato e, possibilmente,
da osservatori esterni del suo entourage.
1.2 I sintomi devono essere raccolti secondo una precisa sottoprocedura
condotta in tempi successivi, nel seguente ordine: a) Racconto
spontaneo ed osservazione, b) interrogatorio sistematico su
tre ambiti (qui indifferente l'ordine di successione): modalizzazione
dei sintomi al punto precedente / interrogatorio sistematico
sulle altre funzioni psichiche, generali, di apparato e locali
/ anamnesi storica personale e familiare, c) esame fisico dell'ammalato
(compresi i dati strumentali). Ovviamente la procedura d'esame
nel caso acuto è opportunamente semplificata.
1.3 I sintomi devono essere annotati per iscritto secondo una
specifica sottoprocedura finalizzata ad evidenziarne quelli
costituenti un quadro caratteristico individuale.
1.4 Questa Procedura è a rete circolare ed autoregolata in riferimento
alla aderenza alla totalità dei segni del singolo paziente.
2. STUDIO DEL CASO
2.1 Diagnosi e prognosi secondo nosologie
2.2 Diagnosi e prognosi secondo i modelli delle m.c.e.
2.3 Diagnosi e prognosi secondo altri modelli.
2.4 Confronto dei sintomi (tramite il quadro precedentemente
tracciato) con i sintomi della Farmacognosia, comprendente l'eventuale
studio repertoriale dei sintomi (diverse sottoprocedure possibili,
anche informatizzate).
2.5 Rosa diagnostica dei rimedi possibili e Diagnostica differenziale
di rimedio.
2.6 Scelta della procedura terapeutica.
2.7 Questa Procedura è a rete circolare, integrata alla precedente
(punto 1), ed autoregolata in riferimento alla aderenza alla
totalità dei segni del singolo paziente.
B) METODOLOGIA FARMACOGNOSICA
1. La Farmacognosia (Materia Medica) Omeopatica è costituita
da un elenco di medicinali per ognuno dei quali è documentata:
a) la tossicologia a dosi ponderali (questa parte è comune alla
Farmacologia corrente), b) la tossicologia sperimentale in individui
sani da somministrazione di preparati specificamente ottenuti
da quella sostanza (vedi MEDICINALE OMEOPATICO), c) risultati
clinici degli effetti delle prescrizioni nei malati. Le documentazioni
ai punti b) e c) sono il risultato di continui studi osservazionali
condotti negli ultimi duecento anni, con procedure a diverso
livello di definizione, e costantemente aggiornati.
2. Le procedure di cui al punto b) (provings omeopatici), progressivamente
migliorate nel tempo, consistono attualmente in riporti controllati
in doppio e triplo cieco. Esse, per esigenze paradigmatiche,
non possono tuttavia coincidere con dei riporti a pura base
statistica.
3. La procedura di studio clinico, per ogni singolo medicinale,
è analoga alla procedura omeopatica adoperata nello studio dei
sintomi del singolo malato: in riferimento alla totalità dei
sintomi registrati, si evidenziano quelli ridondanti, caratteristici
e peculiari, dando massimo rilievo alle modalità di presentazione,
ai sintomi mentali, del sensorio, generali. Da tale studio si
estraggono i "quadri" caratteristici, specifici del
medicinale.
4. L'aggiornamento permanente di tali dati proviene dalla progressiva
aggiunta o modifica dei dati tossicologici, dai re-provings,
e dai riporti clinici dei sintomi effettivamente guariti.
C) METODOLOGIA CLINICO-TERAPEUTICA (A TAPPE SUCCESSIVE)
1. Si prescrive l'assunzione di un rimedio ad una "potenza"
determinata (specificando, scala, grado, forma farmaceutica,
dose e tempi di somministrazione, secondo sottoprocedure flessibili)
2. Si osserva la variazioni di stato generale e locale, e si
valuta questa variazione in riferimento ad una previsione.
3. Si decide se quando ripetere la prescrizione (identica, variata
o differente) secondo sottoprocedure flessibili.
4. I criteri previsionali di efficacia (o di corretta prescrizione)
sono: a) miglioramento dello stato mentale, generale e locale,
b) ricomparsa di sintomi antichi, c) miglioramento dei sintomi
relazionali e miglior corso della storia personale nel tempo.
5. Questa procedura, applicata nelle patologie croniche o recidivanti,
è adeguata (semplificata) nelle patologie acute ed intercorrenti.
6. Rilievi osservazionali delimitabili ed attendibili (particolarmente,
i "sintomi guariti") sono segnalati alla comunità
omeopatica (particolarmente, aggiornamento ed integrazione permanente
della Farmacognosia e del Repetorio).